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Umani


Raccolta di storie medio brevi in lavorazione

Umano n.45

Federifco, di anni 39, figlio unico. Non voluto dal padre che decide di dargli un nome sbagliato per rendergli più complicata la vita. Non conoscerà mai la madre, non perché lei sia morta, più che altro perché tra una cosa e l’altra non c’è mai stata l’occasione.
Impiegato come cassiere presso supermercato locale, catena discount. Unica gioia del suo lavoro è fare scontrini fiscali dal risultato numericamente interessante. 6,66€ lo rende felice. 3,14€ anche. Le cifre tonde perfette ancora di più. 100€ netti dopo numerosi prodotti, seguono complimenti: “Congratulazioni signora il suo scontrino ha davvero un numero bellissimo”. Spesso non viene compreso. Conserva gli scontrini più interessanti in un diario che non ha mai mostrato ad anima viva.
Dorme in diagonale sul letto a castello.
Creatore di mondi, ha una relazione a distanza con una persona con cui non si sente. Unico accordo tra i due è non smettere mai di pensarsi. Essendo una persona tenace, egli riesce davvero a non smettere di pensare a lei con il risultato di averla ricreata nella sua realtà, vederla per davvero, parlarci per davvero. Questo secondo la sua opinione/visione. Spesso viene trovato a parlare da solo per strada, al bar ordina sempre due caffè, occupa due sedie, ma una sedia resta vuota e un caffè resta a raffreddarsi sul tavolino. I più dubitano dell’esistenza di questa ragazza ma lui pare felice quindi lo lasciano in pace.
Odia le soluzioni semplici e i ristoranti o i negozi che come nome adottano il numero civico dove si trovano. Pizzeria angolo 22. Parrucchiere punto 84. Abiti civico 10. La mancanza di fantasia lo infastidisce. Si presenta spesso nei suddetti locali con proposte di nomi alternativi che vengono regolarmente ignorate. Una volta viene allontanato con la forza mentre urla: “E allora non mettiamoci il cuore nelle cose! Chiamiamo tutto con nomi di merda! Se ti nasce un figlio il 27 gennaio perché non lo chiami 27 gennaio?!”.
Nonostante sia di aspetto gradevole, egli non crede nell’esteriorità del suo corpo.
Sempre trasandato, veste male, si lava poco, dopo numerosi mesi decise un giorno di farsi la barba. Recatosi in bagno, non trovò la propria immagine riflessa nello specchio. Riusciva però a distinguere senza problemi i prodotti contenuti nello scaffale dietro di lui. Unica conferma della sua reale esistenza è la sveglia che ogni giorno suona alle 7:13 ricordandogli di essere vivo.
Esce molto ma viene notato poco.
Crede di essere un vampiro al contrario ma inconsapevole di esserlo. Questo comporta aver paura sia del giorno che della notte senza essere in grado di poter capire quale delle due gli sia realmente dannosa perché è un rischio che non vuole correre.
L’ultima volta in cui è andato a votare, per fare uno scherzo, ha scritto il proprio nome. Inspiegabilmente, per quelle elezioni la sua fu l’unica scheda valida e divenne sindaco per 4 anni. Con modesti risultati.
Entra in terapia in data 16 luglio 2010, richiedendo esplicitamente di non venire rilasciato mai ma di avere la possibilità una volta l’anno di ricevere la sua ragazza. Prepara sempre accuratamente una brandina in camera per il giorno previsto per la visita. Ad ora, nessuno è mai venuto a trovarlo. Nemmeno la sua presunta ragazza. Ma ha molta fantasia ed è felice lo stesso. Chi sono io per rovinare tutto.

Umano n.78

Pietro, di anni 54, residente in Roma, tassista notturno. Alla domanda perché solo notturno risponde “perché tanto non so dormire”. In che senso non sa dormire? “Dormo male, mi giro, mi rigiro, sto sempre sveglio, penso a cose, a film che non riesco a vedere, a passeggeri che ho avuto, alle strade di Roma, le percorro mentalmente, non lascio mai con la mente il mio taxi.”
Residente in un monolocale poco distante da una nota meta turistica che non ha voluto specificare, non possiede un letto, numerose sedie, un tavolino in legno scuro, qualche libro appartenuto ad un inquilino precedente, una lampada guasta, un frigorifero ammuffito pieno di cibarie comprate in friggitorie di periferia. Vuole tornare a dormire ma ha paura di farlo. “E se poi perdo il lavoro? C’è troppa concorrenza di giorno.”
Da quanto non dorme regolarmente? “Da quando feci la patente a 18 anni, da allora dormo massimo tre ore a notte quando va bene, 45 minuti invece è la normalità.”
Non riesce a sedersi in maniera comoda, sta sempre composto, noto le mani, la destra poggia su di un’invisibile leva del cambio, la sinistra pigramente distesa sulla coscia, rovescia la mano verso l’alto tenendo un altrettanto invisibile volante. Talvolta, mentre parla, si guarda davanti e lateralmente alla ricerca di specchietti retrovisori. Noto che questa ricerca avviene in maniera più ossessiva quando gli chiedo di parlare della moglie.
“Non c’è molto da dire. Non c’è. Se n’è andata. C’era, c’è stata, per parecchi anni l’ho avuta, poi è andata. Per questo anche ho tolto il letto, lo usava solo lei. Io stavo in cucina seduto quando lei dormiva.”
Gli chiedo dove si vede tra dieci anni, “Da qualche parte sulla Tuscolana a prendere uno zozzone di cliente.”
Non legge i quotidiani perché lo alterano, le notizie le prende dai passeggeri. È un modo per attaccare bottone, dice lui. “Con i quotidiani non te la puoi prendere, mica ti sale il giornalista che ha scritto l’articolo, o il politico che ha sparato la cazzata. Cioè una volta mi è salito Indro Montanelli, non sai le parole che gli ho detto, quante me ne sono tolte. Grand’uomo, lo rispettavo molto, ma non doveva vendere il Giornale, doveva morire con lui. Quando sale la gente comune invece, da qualche anno, ho notato che tutti si sentono più coinvolti, hanno più voglia di parlare delle notizie. Per colpa dei telefoni con Facebook. Leggono le notizie e pensano di averle scoperte loro le cose, allora ne vogliono parlare. Mi ero rotto di discutere, cercare di farli ragionare, così adesso semplicemente li faccio parlare. Dovresti sentire quanto parlano, faccio viaggi anche di un’ora senza un secondo di silenzio. Sono tutti parte della causa. Così ho smesso di leggere i giornali, lascio parlare la gente, quando poi concludono gli chiedo ma dove l’hai letta sta fregnaccia? Su internet? Li mortacci tua gli dico! Poi mi prendo i soldi e me ne vado. È liberatorio. Prova ad andare davanti ad un’edicola ad urlare LI MORTACCI TUA! non è la stessa cosa, quel povero cristo che colpa ne ha. Ma a questi che pensano di aver scoperto l’arcano, dirglielo in faccia, ti mette in pace col mondo. Li mortacci loro e di chi non glielo dice.”
Non indossa la cintura di sicurezza perché gli blocca il respiro.
Non fuma perché lo affatica.
Non parla al telefono perché lo distrae.
Quando è in macchina ascolta Radio Italia solo musica italiana.
Una volta ha fatto salire in macchina un sosia del Papa, invitato speciale ad una festa. In cambio di una corsa gratis, è stato in grado di fare un video dove il sosia bestemmia, lo conserva gelosamente nel telefono e mi assicura che un giorno lo userà per liberare Roma dal male che la affligge da troppi secoli oramai.
Non crede in Dio, ma crede in forze superiori al di fuori della nostra galassia. “Di notte vedi cose che non riesci a spiegarti con nessun libro di religione. Quindi tanto vale accettare che c’è qualcosa lassù che ci ha fatti e poi si è girata ed è andata avanti a fare altro. Cioè tu ti fai un caffè, magari macchiato, poi ti piace ma noti che manca qualcosa, allora ti giri un attimo per cercare lo zucchero. Quanto ci mettiamo a cercare lo zucchero? Pochi secondi? Ecco, per qualcuno lassù lo stesso, ma pochi secondi lassù equivalgono a milioni quaggiù. Quindi stiamo solo aspettando che questo qualcuno si giri con la zuccheriera salda in mano e poi siamo finiti, ci beve. Non ci siamo nemmeno raffreddati per lui.”
Non si sente in colpa quando frega i turisti.
Si sente a suo agio solo sul sedile del guidatore. Gli suggerisco di portarsi una copertina con un motivo rassicurante nel taxi. La mattina, quando parcheggia il mezzo dopo aver finito il turno, consiglio di lasciare la radio accesa a volume basso, coprirsi con la copertina, parcheggiare anche se stesso, togliere le chiavi dal cruscotto, togliere le chiavi dal suo cervello e mentre albeggia, riposare fino all’inizio del turno successivo.
Egli è diventato tutt’uno con il taxi.
I sedili unti sono la sua pazienza con un limite di sopportazione molto evidente.
Ha comprato una copertina dei Peanuts perché dice che Snoopy lo ha sempre fatto ridere.
Dorme 4 ore ogni mattina ascoltando Antonello Venditti. Un notevole passo avanti.

Umano n.12

Doris, di anni 68, fumatrice accanita dall’età di 9 anni. Perfetta salute fisica, mai un raffreddore, mai un dolore di schiena, mai un colpo di tosse.
Sposata tre volte sempre con lo stesso uomo, per uno strano caso di amnesia post-traumatica. Litigavano, divorziavano, entrava in crisi depressiva, conseguente cancellazione del ricordo doloroso, dimenticava di aver divorziato, per la gioia di lui tornavano insieme, si risposavano, lei indossava sempre lo stesso abito bianco. Vedova definitivamente dall’estate scorsa, allo stato attuale, non ricorda di essere mai stata sposata. Ricorda di essere vedova.
Unica occupazione pervenuta: fumare sigarette. Odia le sigarette elettroniche, dice che fanno male al cervello e fanno dimenticare le cose. Odia i fumatori di sigarette elettroniche perché non si prendono la responsabilità di morire. “Io è una vita che fumo e faccio male a me stessa e agli altri non vedo perché voi dobbiate fumare senza fare male a nessuno”.
Sorride ai cani di piccole dimensioni.
Nutre un profondo senso di disgusto per gli uomini di piccole dimensioni.
Incapace di condurre una vita regolare dal punto di vista alimentare, il suo corpo si adatta e impara ad ottenere sostanze nutritive dal fumo di sigarette. Se smettesse di fumare, dicono gli esperti, deperirebbe in poche ore.
Prevista stanza con finestra, impianto per la filtrazione dell’aria, concesso di portare la sua variopinta collezione di posaceneri delle più note località turistiche italiane. Tuttavia, per motivi di sicurezza, potrà fumare solo in presenza di un infermiere dotato di accendino. Si cerca tra i dipendenti un volontario per adempiere a questo ruolo. Preferibilmente fumatore, ma non necessario, può sempre diventarlo in un secondo momento.
Film preferito Via col vento, non ricorda di averlo mai visto ma conosce a memoria tutte le battute.
Si commuove facilmente. Data la sua particolare conformazione fisica, non emette lacrime bensì sbuffi di vapore grigio scuro.